È tempo di un approccio eco-sociale che consideri la disparità nell’accesso alle fonti rinnovabili. Lo sconto in bolletta e le risposte emergenziali sono insufficienti – di Lorenzo De Vidovich
Per povertà energetica si intende la difficoltà di un nucleo familiare ad acquisire un paniere minimo di beni e servizi energetici, o la condizione per cui l’accesso ai servizi energetici implica il privarsi di altre risorse (in termini di spesa e di reddito). Oggi il termine cattura una più ampia eterogeneità di condizioni di vulnerabilità, episodiche o strutturali, di fronte ai consumi energetici, determinate dalla combinazione tra bassi redditi, alte spese energetiche e inefficienze dell’abitazione. Le principali fonti statistiche a livello nazionale ed europeo certificano il recente aumento delle famiglie in povertà energetica (+13,9% nell’Unione europea e +16,8% in Italia dal 2022 al 2023), determinato soprattutto dalla crisi inflattiva che ha coinvolto i prezzi dell’energia elettrica e del gas, come dimostrato dai dati Istat sull’aumento del 50% del costo medio unitario dell’elettricità, e del 34,7% del gas, tra il 2021 e il 2022. Attualmente, i bonus sociali per energia elettrica e gas rappresentano la principale misura di contrasto alla povertà energetica, attraverso uno sconto sul prezzo delle forniture applicato direttamente in bolletta per le famiglie che presentano un Indicatore di situazione economica equivalente (Isee) entro una determinata soglia, ampliata nel corso degli ultimi anni: da 9.530 a 12mila euro nel 2022, sino all’ultima modifica introdotta col recente “Decreto bollette” di febbraio 2025, che riconosce un bonus straordinario di 200 euro sull’elettricità per la famiglie con Isee fino a 25mila euro. Nonostante l’aumento della platea di beneficiari, il bonus sociale presenta diversi limiti, in quanto agisce esclusivamente sulla spesa, senza incidere, ad esempio, sulla difficoltà delle fasce più deboli nell’accedere a strumenti per l’efficientamento e la decarbonizzazione dei consumi. Come già suggerito dal Forum disuguaglianze diversità, ciò che manca è dunque un approccio eco-sociale, che affronti congiuntamente ed esplicitamente gli aspetti sociali e ambientali della povertà energetica, attraverso lo sviluppo di strumenti che integrino l’intervento redistributivo di alleviamento della spesa, agendo anche sul versante della riduzione delle diseguaglianze nell’equo accesso all’energia pulita. Due misure recentemente introdotte vanno in questa direzione: le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e il Reddito energetico nazionale.
9%
La quota di famiglie in povertà energetica nel 2023. È il dato più alto dal 1997 ad oggi (Fonte: Osservatorio italiano sulla povertà energetica, Oipe).
Le Cer sono progetti per la co-produzione, l’autoconsumo e lo scambio di energia da fonti rinnovabili prodotta localmente, che permettono non solo di decarbonizzare i propri consumi elettrici, ma anche di beneficiare di un incentivo economico dall’energia prodotta e condivisa con la rete elettrica, garantendo così un alleviamento della spesa. Il Reddito energetico nazionale è invece un finanziamento per la realizzazione di piccoli impianti fotovoltaici a uso domestico destinati a nuclei familiari in disagio economico, per una spesa complessiva di 200 milioni di euro per il 2024 e 2025. La capacità di questi due strumenti eco-sociali di agire concretamente sulla povertà energetica è però vincolata a un sostegno pubblico di lungo termine e multilivello, che possa fare affidamento anche sull’impegno delle amministrazioni locali a lavorare simultaneamente su decarbonizzazione e supporto ai consumatori fragili (un caso interessante in tal senso è il Piano di contrasto alla povertà e precarietà energetiche del Comune di Milano, in via di sviluppo). Tuttavia, secondo alcuni primi risultati del progetto di ricerca “Governing the ‘Just transition’: eco-social politics and policies in the Eu” delle Università degli Studi di Milano e Padova, il paradigma eco-sociale stenta a trovare spazio nel processo decisionale sul contrasto alla povertà energetica, tuttora ancorato a interventi sociali emergenziali.
Lorenzo De Vidovich è assegnista di ricerca presso il dipartimento
di Scienze sociali e politiche dell’Università degli Studi
Milano e membro di EPRAHub